Bilancio finale di quinta superiore
Nell’ultimo periodo ho più volte sperimentato quella brutta
sensazione di fallimento che si insinua polemica tra le ossa e nella mente di
chi è alla fine di uno o più percorsi, coprendo di dubbi quanto portato avanti
in quegli anni o mesi o giorni. Estraniandomi da tutto ciò che è stato e è, mi
rendo conto di non poter definire il mio operato e di conseguenza me stessa
come un "flop".
Ho chiuso un arco temporale così ampio e così importante della mia vita con un silente rapporto guadagno-perdita all’equilibrio. Dovrei dolermene? Dovrei esserne contenta?
Sicuramente la quinta superiore è stato l’anno dei grandi pianti e delle grandi paure. In questi nove mesi come mai prima d’ora ho preso coscienza di stare crescendo e, ammetto, ho avuto paura. Man mano che portavo avanti i miei interessi e le mie aspirazioni, le cose intorno a me e dentro di me cambiavano. Ho visto quelle cerchie di amici, che sempre ho avuto, cambiare, stringersi in un abbraccio solidale o voltarmi le spalle e scordarsi di un vissuto comune. Primo grande pianto. Solo mentre lavoravo sul mio presente e, inconsciamente, sul mio futuro, ho compreso lo scorrere del tempo e ho sentito la campanella suonare: sono cresciuta affiancandomi a un mondo nuovo, quello degli adulti. Ma crescere in fretta vuol dire anche porsi presto delle domande che spaventano. Troverò un posticino in questo mondo così grande? Sarò all’altezza di uno scorrere così veloce e così mutabile del tempo? Cosa diventerò? Cosa farò? Che scelte devo fare per essere felice? Sono felice adesso o è un possesso temporaneo? Secondo grande pianto.
D’altra parte ogni lacrima era asciugata, ogni tremolio era frenato dall’arrivo a un traguardo diverso, fosse questo riconoscibile pubblicamente o solo nel privato della mia mente. Credo che siano state queste piccole o grandi soddisfazioni il motore che mi ha permesso di andare oltre alla solitudine e alla paura di crescere e concludere questo anno non in perdita. Certo talvolta mi chiedo cosa avrei fatto se non ci fossero state e mi ritrovo a immaginare con le lacrime agli occhi scenari catastrofici in bianco e nero. Nelle ultime settimane tuttavia, si è fatta strada tra i miei pensieri la consapevolezza che questa triste ipotesi poteva oggettivamente verificarsi e è stato merito mio se non è accaduto. Sono stata io ad aver fatto in modo che ciò che stava intorno a me non mi schiacciasse e mi portasse giù.Spesso non ci prendiamo i meriti che ci spettano limitandoci a guardare il bicchiere mezzo vuoto. In questo momento invece io ho bisogno e voglio con tutta me stessa tuffarmi in quel bicchiere mezzo pieno, usarlo per brindare modestamente a me stessa, con l’augurio che da quest’anno non vi siano più bilanci all’equilibrio ma i conti tornino a salire.
Cara Quinta superiore, non sai quanto ti ho odiata ma alla fine sei stata la più vera scuola di vita. Obbligandomi a vivere in un’alternarsi continuo e caotico di eventi e sentimenti, sei riuscita a farmi comprendere l’impossibilità di vivere agli estremi nullificando il male chi si incontra perché non esiste la felicità senza la tristezza, il successo senza il fallimento, il bianco senza il nero.
un racconto coinvolgente e commovente, da far leggere a tutti coloro che vivono la vita con forti emozioni, liberamente
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